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Architettura Sostenibile

 06/10/2011
Anche l'architettura gioca a nascondino





Eh sì, anche l'architettura a volte gioca a nascondino.
Ve ne sono tante di architetture che si mimetizzano, interrate, che si confondono con l'ambiente circostante, architetture che vogliono sparire.
Affascinanti nel loro genere, lasciano spazio all'immaginazione nel capire se la scelta di realizzare un'architettura così sia legata all'estetica nel rispetto del contesto e del territorio, o sia basata su un criterio funzionale, un bisogno di sistemare la struttura interrata, o nasconderla.
Fatto sta che queste architetture creano un gioco di mistero, non svelandosi subito allo spettatore.
Alcune di queste hanno suscitato la mia curiosità...


Un esempio di architettura nascosta è la "Bolton Eco House" dei Make Architects.
Una casa ecologica costruita con materiali tradizionali e locali, che con la sua forma di fiore ed i suoi volumi interrati, si inserisce perfettamente nel paesaggio.



La eco-casa utilizza energia fornita da pannelli fotovoltaici e da una turbina eolica, inoltre una pompa di calore geotermica produce riscaldamento.
La Bolton Eco House è stata presa come esempio in un piano presentato dal governo britannico per future case, per avere zero emissioni di carbonio.


© Make Architects



Un altro progetto interrato e nascosto è il "Klima Hotel", dell'architetto Matteo Thun, questo progetto è parte di un ampliamento del vecchio hotel.


L'ampliamento si integra pienamente nel contesto naturale del "Prato dello Stelvio".
Gli ambienti sfruttando le pendenze naturali della collina, sono seminterrati, disposti su terrazzamenti dai quali fuoriescono solo i tetti-cupola che forniscono luce ed evitano il surriscaldamento delle camere.


© Matteo Thun



Rimanendo ancora in tema di case nascoste, i Patkau Architects di Vancouver nel 2010 hanno vinto un concorso per la progettazione di sei cottage nella riserva naturale circostante la Fallingwater House di Frank Lloyd Wright in Pennsylvania.
I sei cottage sono immersi nel paesaggio della Riserva Naturale di Bear Run e forniscono alloggio ai visitatori coinvolti in programmi educativi dell'Istituto Fallingwater.




La giuria ha così motivato la scelta di questo progetto come vincitore: "La sua forza non è solo in ciò che è incluso, ma in ciò che viene lasciato fuori" [nel paesaggio].





© Patkau Architects
Diciamo la verità: ma voi cosa progettereste accanto alla Casa sulla Cascata di Wright? :)



Un altro aspetto interessante sono le architetture fuori terra che si mimetizzano per scomparire, come la "Capsula Alpina" presentata da "Ross Lovegrove Studio", in Alta Badia.
Questa capsula è una sorta di rifugio per alpini, fornita di energia da pannelli fotovoltaici, con una turbina eolica ad asse verticale.


Il progetto è stato un esperimento per studiare futuri alloggi isolati, ma tecnologicamente attrezzati in tutto.
La capsula Alpina è un'unità abitativa con soggiorno, bagno e zona contemplazione.
L'interno della capsula è stato studiato per dare un effetto di design morbido, infatti le superfici sono ricoperte di pelle bianca imbottita.
Lo studio voleva creare uno spazio chiuso che avesse costantemente contatto con il paesaggio esterno.




La capsula è rivestita esternamente di una superficie a specchio per far rimbalzare i raggi infrarossi, proteggendo l'interno dal surriscaldamento.
L'involucro interno invece è trasparente, per permettere ai fruitori di godersi il paesaggio circostante.


La turbina eolica è formata da otto petali che sono i pannelli fotovoltaici.
Un'energia sufficiente può essere fornita in qualsiasi condizione metereologica, ma in caso di vento forte o neve, i pannelli si richiudono, ruotando sul perno.






Ed infine vi lascio con "Truffle" (La Trufa-Il Tartufo) di Ensamble Studio, una sorta di progetto-esperimento.
È un modulo abitativo che si nasconde nel paesaggio, costruito nel 2010 in una località spagnola con materiali naturali ed artificiali.


Per costruirlo, è stata scavata una buca nel terreno, ammassando la terra sul perimetro.
In seguito il volume è stato riempito con balle di fieno che sono state ricoperte di cemento, ed infine il tutto è stato ricoperto di terra.
Dopo un certo tempo la terra è stata rimossa, e con dei macchinari sono stati realizzati dei tagli per aprire questa sorta di bozzolo. Al suo interno sono stati trovati il fieno ed il terreno che erano stati compressi dal cemento.
I materiali, compenetrandosi tra di loro, con il passare del tempo hanno scambiato le loro proprietà, dando alla luce una massa amorfa, con un interno inusuale.
Per svuotare il tutto si son fatti aiutare da un vitello che ha mangiato gran parte del fieno per un anno.

foto fasi di progetto
Truffle così aveva subito dei cambiamenti non solo come materiali nelle fasi costruttive, ma anche come fasi, passando da massa vegetale a rifugio per animali per poi diventare un modulo abitativo.
Gli interni si ispirano al "Cabanon" di Le Corbusier.

foto progetto finito

© Ensamble Studio


Chiudo il post scusandomi con i lettori più assidui di non essere stata molto presente negli ultimi tempi.
Mi riprometto di riprendere il blog più frequentemente, aspettando i vostri commenti che per me sono un interessante spunto di discussione.






02/06/2011
Bamboo per un'architettura sostenibile



L'altro giorno cercavo di documentarmi sul bamboo. Il bamboo è una pianta originale dell'Asia, vanta mille specie differenti ed il suo fusto resistente e flessibile si presta bene a varie tipologie da costruzione. Nel corso di questa ricerca mi sono imbattuta in uno studio che ha realizzato vari progetti con questo materiale.
Lo studio in questione è TYIN Tegnestue, uno studio norvegese che ha realizzato progetti eco-sostenibili in Asia in collaborazione con la popolazione e gli enti locali.
Trovo interessante da parte di questo gruppo la volontà di realizzare strutture con materiali poveri come il bamboo, e riuscire a conciliare l'estetica e la funzione con la necessità.
Il loro lavoro dovrebbe essere d'esempio a tutti noi, dovremmo imitare questa consapevolezza nel fare per chi ha bisogno.
Loro si sono dedicati all'Asia, stanno dando il loro contributo a popolazioni bisognose, utilizzando le risorse del posto, sono riusciti a realizzare tipologie costruttive utili al vivere quotidiano; una biblioteca, degli alloggi, un negozio, etc.

"Soe Ker Tie House" in Noh Bo, Tailandia, è uno di questi progetti.
Alloggi-dormitori per bambini.
Nel 2010 il progetto ha vinto la medaglia d'argento per l'architettura sostenibile.





Vi posto il testo originale

"La TYIN è un’organizzazione no-profit che lavora attraverso l’architettura nel campo umanitario. Il nostro obiettivo è quello di costituire progetti strategici che possano migliorare la vita delle persone in condizioni disagiate. Grazie ad un’ampia serie di collaborazioni con le popolazioni locali, ci auguriamo che i nostri progetti possano avere un impatto che vada al di là delle strutture materiali.

Nell’inverno 2008 la TYIN si è recata a Noh Bo, un piccolo villaggio sul confine thailandese- birmano, per progettare e costruire case per i bambini profughi Karen. Il conflitto in Birmania, che dura da 60 anni, ha costretto centinaia di milioni di persone a fuggire dalle proprie case. Il conflitto continua a lasciare molti bambini orfani e con poche speranze per il futuro.
Un paio di mesi prima della partenza ci mettemmo in contatto con Edna Ole Jørgen, di Levanger, Norvegia. Edna nel 2006 avviò un orfanotrofio a Noh Bo che necessitava ora di altri letti. Nato come riparo per 24 bambini, ora l'orfanotrofio è una casa per quasi 50. Il progetto per la Soe Ker Tie si è concluso nel febbraio 2009.



L'intento principale del progetto era quello di ricreare ciò che questi bambini avrebbero avuto in situazioni più normali. Volevamo che ogni bambino avesse il proprio spazio privato, una casa per vivere ed uno spazio circostante dove poter interagire e giocare. Questi sei dormitori sono la nostra risposta. Per il loro aspetto sono stati soprannominati Soe ker Tie Hias dagli operai Karen, ovvero la casa delle farfalle.


La tecnica della tessitura del bamboo, usata sulle facciate posteriori e laterali, è la stessa usata nelle case e nell’artigianato locale. La maggior parte del bamboo viene raccolto entro pochi chilometri dal posto. La forma speciale del tetto delle case del Soer Ker Tie permette un'efficace ventilazione naturale e allo stesso tempo serve a raccogliere l’acqua piovana. Questo rende la zona intorno al complesso più utilizzabile durante la stagione delle piogge, poiché dà ai bambini
un area migliore per il gioco e la vita sociale.



La costruzione, in legno massiccio, è stata prefabbricata e assemblata sul posto, usando bulloni per assicurare una ragionevole precisione e solidità. Sollevando le costruzioni da terra, su quattro fondamenta impiantate su vecchi pneumatici, i problemi di umidità e di decomposizione sono stati prevenuti.




Dopo sei mesi di apprendimento reciproco con gli abitanti di Noh Bo, speriamo di aver lasciato qualcosa di utile e di aver apportato un’ importante esperienza ai nostri progetti futuri.
Principi importanti come rinforzi, economizzazione dei materiali e prevenzione all’umidità potrebbero portare ad una tradizione ancora più sostenibile per le costruzioni Karen nel futuro."

-Testo originale di TYIN Tegnestue
-Fotografie di Pasi Aalto_TYIN Tegnestue

Architetti: TYIN Tegnestue
Localizzazione: Noh Bo, Tak, Tailandia
Project team: Pasi Aalto, Andreas Grøntvedt Gjertsen, Yashar Hanstad, Magnus Henriksen, Line Ramstad, Erlend Bauck Sole
Cliente: Ole Jørgen Edna
Progetto: 6 dormitori
Budget: 68.000 NOK (Approx. 7.000 €)
Anno: Novembre 2008 – Febbraio 2009
Fotografie: Pasi Aalto







11/05/2011
L'Architettura si ricopre di verde







F.L.Wright diceva: «Un medico può seppellire i propri errori, ma un architetto può solo consigliare al cliente di piantare rampicanti.»

Beh, spero proprio che al giorno d'oggi, questa tendenza di ricoprire l'architettura di verde non sia celare un'architettura ormai scarna e priva di nuove idee, spero invece che sia una maniera per voler integrare il verde nell'architettura, foderando le pareti interne di architetture di muschio, piante e quant'altro.
C'è chi li chiama, giardini verticali, chi green wall, ma il succo è lo stesso: ricoprire una parete con piante o crearne una nuova.
Ultimamente questa tendenza sta trovando la sua applicazione in hotel, negozi, musei, ed in tutte le strutture ricettive che vogliono dare un tocco "green" alla loro estetica.

Anticamente molte case ed edifici si ricoprivano d'edera per scelta o semplicemente perchè lasciati alla natura, ed era un effetto visibilmente piacevole, la natura entrava a contatto con l'architettura; monumenti, chiese, palazzi storici si ricoprivano a volte di tralci d'edera, certo non comodo dal punto di vista strutturale, visto che l'elemento vegetativo spesso intralciava i lavori di ristrutturazione, ma pur sempre rimaneva un elemento evocativo.
Oggi chissà, forse volendo imitare il passato, o per una scelta da parte dell'architetto di non voler dimenticare la natura, si sta scegliendo sempre più di introdurre il verde nell'architettura, dagli edifici eco-sostenibili a quelli bio-architettonici, ed ora introducendo il "verde verticale".


Vediamo un po' di esempi :
Ann Demeulemeester Shop a Seoul in Corea del Sud, dei Mass Studies Architetects, è un esempio di come un'architettura può essere foderata di verde, come un velluto.

Il muschio che riveste le pareti crea un netto contrasto con le parti lasciate volutamente in bianco. Il verde è come se si modellasse sui muri.









Un altro store che ha utilizzato pareti verdi, è Anthropologie in Regent Street a Londra dei designer Biotecture, che con i suoi living wall, ha stupito i designer alla ricerca di tocchi verdi.
I suoi muri "viventi" sono dotati di 11.000 piante da interno in 15 varietà differenti, compresa quella "ragno" che, oltre a creare un fantastico effetto, migliorano la qualità dell'aria. Per irrigare queste piante si utilizza l'acqua piovana proveniente dal tetto.








E termino con un concept: il Symbiotic Green Wall, dei designer K. Jung e H. Kelly Choi.
Si tratta di un muro eccologico, che ha la funzione di monitorare l'impatto ambientale di un cantiere edile.


Il muro, oltre ad avere la normale funzione di separare il cantiere dalla strada, ha una funzione di purificazione.
È formato da un doppio strato con un'intercapedine dove viene raccolta l'acqua piovana che viene purificata e fornita al cantiere.
Un'altra parte di acqua viene invece destinata al verde installato sulla parete esterna.
Infatti i designer hanno pensato di creare un piccolo ecosistema sulla parete esterna, delle aree dedicate al verde, ed altre dedicate agli uccelli, dove questi possono nidificare.
In questa maniera si può controllare se il Symbiotic Green Wall stia svolgendo la propria funzione ecologica contro l'inquinamento del cantiere, perchè solo se non c'è inquinamento gli uccelli potrebbero vivere sul muro.




La parete esterna del Symbiotic Green Wall, è dotata anche di luci, e sedili per i passanti. Il concept diventa così una sorta di muro interattivo, che potrebbe sostituire i normali e polverosi recinti di cantiere, evitando che le persone si allontanino dall'opera in corso.












11/06/2010
L'Architettura Eco-sostenibile rispetta davvero l'Ambiente?





Vorrei aprire una parentesi sull'architettura eco-sostenibile.
Ultimamente vedo architetture di questo genere nascere come funghi quasi per moda, vorrei sottolineare che una cosa è fare dell'architettura con materiali eco-sostenibili nel rispetto dell'ambiente, ed un'altra è crearsi una scusa nell'architettura facendo delle strutture che ostacolano la vista e creano un ingombro dimensionale.
Il fatto è che sembrano essere giustificate perchè utilizzando materiali compatibili con la natura, e riempiendole di terrazze con verde o serre e orti, si cerca di mimetizzarle nella natura stessa.
In questo ho i miei dubbi, a volte sembrano quasi dei piccoli mostri che escono dal terreno, ricoperti di verde, non fa nulla se arrivano ad altezze incredibili, l'importante è che siano eco-sostenibili, ed il deturpamento dell'ambiente e del panorama dove lo mettiamo? No, l'importante è che rispettino determinati parametri, anche se ultimamente il WWF ha creato un decalogo per gli edifici ecologici. Può sembrare poca cosa, ma in realtà ciò significa che al riguardo le associazioni ecologiche si stanno muovendo con maggior cognizione di causa degli stessi architetti.
Vi posto alcune cosiddette architeture sostenibili che rispecchiano quanto appena detto.



Tropicool KL



Atelier Data
MOOV



Mass Studies



Time links Ziggurat



Romses Architects


Oramai si vedono architetture sostenibili di tuti i i tipi: edifici come la ziggurat che pretendono di incapsulare 1 milione id abitanti creando un habitat naturale, una sorta di metropoli autosufficiente, oppure la Seoul Community dove l'architetto ha immaginato 2590 celle disposte come in un alveare.

Ma gli architetti di queste mega-opere si sono chiesti se riuscirà davvero a poter vivere così un essere umano, senza più aver bisogno di uscire? Ultimamente alcuni scienziati stanno sperimentando su astronauti in Russia, l'effetto della missione su Marte.
L'esperimento Mars 500 consiste nell'isolare sei individui, cercando di ricreare per loro un habitat quanto più completo possibile nello spazio permesso da una missione spaziale per 500 giorni, adesso stanno aspettando i primi risultati. Individui che vengono selezionati psicologicamente, ed allenati a poter vivere ed adattarsi a spazi ristretti, ciascuno di loro avrà uno spazio di 3m2 privato in una sorta di bilocale di 72m2 e per un tempo di un anno e mezzo, ed al primo segno di instabilità psicologica verranno tirati fuori da quest'ambiente.
Questo vuol dire che non è tanto semplice decidere di far vivere un certo numero di persone in architettura o metropoli sostenibili dove non mancherà nulla; gli architetti non hanno tenuto in conto una cosa molto importante: essere a contatto con la natura, con la vita, non significa chiudersi ma aprirsi al mondo, socializzare, viaggiare, vivere fuori...







04/06/2010
Un batterio che trasforma la sabbia creando strutture nel deserto...






Interessante...un batterio il "Bacillus Pasteurii" che trasforma la sabbia in particolari strutture di arenaria molto rapidamente, una sorta di cemento naturale se vogliamo....l'ha trovato lo studente Magnus Larsson, che ha vinto il premio per l'edilizia sostenibile con Dune Project, pensando di rilasciare il batterio nel deserto del Sahara, per creare un muro di 6.000 km, che ospiterà oasi di acqua, vegetazione e rifugi-alloggi, in questa maniera si cercherà di arrestare anche la desertificazione.

Larsson che ha studiato il batterio al Soil Interactions Lab SIL, fa notare che la struttura che ha studiato però genera una differenza di temperatura tra l'interno delle parti solidificate, le dune di sabbia e la superficie esterna delle dune stesse.

Un' altra cosa da tenere in considerazione adesso è lo studio di come arrestare il batterio il quale una volta lasciato nella sabbia inizierà il suo processo di trasformazione e se non viene fermato potrebbe creare problemi all'ecosistema.




Insomma alla fine, credo che la microbiologia ormai stia entrando pian piano a far parte del bagaglio culturale dell'architetto, e potrá diventare indispensabile in futuro per studiare e realizzare architetture eco-sostenibili, almeno ce lo auguriamo....

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